lunedì, marzo 12, 2007

Genetica di sopravvivenza

In questo momento preferirei l'ottusità di un paraocchi da cavallo piuttosto che gli occhi contemplativi della mosca; la genetica saprà aiutarmi, forse, nella prossima vita quando rimpiangerò queste piccole ali da nero insetto...

sabato, marzo 10, 2007

Taumaturgia del sogno

C'è un sogno che si ripete come un mantra, o più semplicemente, come un gatto si raggomitola su se stesso per tenere ben calde la punta della lingua e della coda; a patto di non cadere prematuramente in letargo, è la seconda l'opzione che preferisco poiché so che mi preserverebbe dal congelamento intellettivo.

giovedì, marzo 08, 2007

Una scala verso l'abisso

Compari adesso,

figlia bastarda,

demone di misericordia,

con il volto dell’angelo

rugoso di paterne carezze;

fatti luce adesso

rabbiosa stella

per il tuo non essere donna

ma bestia da soma

dagli occhi docili di frusta;

lucida gli zoccoli

e asciuga la saliva

ché nel mio letto

devi entrare

con il cuore in festa;

vieni a me

con pelle di cagna

e i peli rossi d’amore violento;

vieni a me

stringendo tra i denti

quell’ultimo bacio

d’incestuoso abbraccio;

vieni a me

con il mostro

che t’ho fatto scivolare nel ventre;

vieni a me

mentre cado e rimbalzo

per improbabili scale

unte di luna

che, ubriaca di dannazione,

i tentacoli intreccia

in ragnatela d’annoiati sbadigli;

mai come oggi ,

maledetta regina

coronata d’eclissi,

la mia morte

ti renderà così splendidamente indifferente…

mercoledì, marzo 07, 2007

*

Camminare sulle onde del "rumore bianco" può servire per narcotizzarsi e dimenticare, così, quello che, sino ad oggi, non è ancora accaduto? Intanto, le suole delle mie scarpe si consumano...

martedì, marzo 06, 2007

*

Proverò di nuovo a scrivere per allontanare ancora una volta la voglia di pensare...

lunedì, marzo 05, 2007

*

Ogni secondo che passa è una parola in meno che scriverò. Eppure mi rassereno ché il grande condottiero è passato alla storia con due sole parole "All'attacco!"

martedì, luglio 11, 2006

Punteggiatura

Oggi ho deciso di ricominciare da un punto più grande...in fondo, forse, quel punto e virgola che mi ha un po' separato dal mondo è stato, seppur distrattamente, ricucito...forse...

domenica, gennaio 22, 2006

Strano, vero?

A una nuova dilatazione del tempo corrisponde un'ulteriore contrazione della vita....un giorno o l'altro imploderò come stella collassata....

domenica, dicembre 25, 2005

Giorno di festa ?

Non per me, di certo, che sono ancora alla disperata ricerca di un vaccino contro il "bisogno di lavorare".....

mercoledì, dicembre 21, 2005

Promesse?

Quando si fa i conti con i cambi direzionali di una vita sarcastica ecco che alcune promesse vengono meno, ma come si suol dire "meglio tardi che mai".
Sono di nuovo qui pronto a impugnare la penna e a sottopormi a qualche esperimento di autovivisezione ma non pensiate che dentro di me ci sia la voglia o il desiderio di morire sotto i ferri di questo mio bastardo mestiere. La mia è solo una vocazione....

venerdì, settembre 30, 2005

Io sono qui

Non ho mai perso il vizio di scrivere ed è per questo che sono di nuovo qui...

giovedì, agosto 04, 2005

Un uomo bionico

Fu la notte precedente al mio ottavo trasloco che la vita mi esplose in faccia in tutta la sua stupida incoerenza. Il profumo del mare in tempesta e l’odore del pesce appena pescato erano già stati chiusi in ammaccate scatole di cartone mentre un violento straripamento dei miei pensieri mi provocò una grave emorragia di sensazioni.
La guardia medica, chiamata d’urgenza da mia madre, mi constatò una leggera forma d’istinto di sopravvivenza e mi prescrisse un blando ansiolitico. La medicina aveva un colore amaro e io non la bevvi; e, poi, mia madre non era, di certo, la Fata turchina. Il giorno dopo saremmo partiti per la nuova destinazione e su questo non c’erano dubbi.
Mi contorsi dal dolore sbavando malinconia. Dalla mia bocca uscì un fiotto corrosivo di parole in greco antico. Stavolta la mia solerte madre telefonò alla Curia arcivescovile e, terrorizzata, si fece dare il numero di un esorcista.
Proprio non si ricordava che, una dozzina d’anni prima, il greco era la mia materia preferita al liceo; ma, soprattutto, non si rammentò che gli sproloqui in greco antico erano il mio modo di nascondere al suo udito di madre raffinata alcune singolari imprecazioni a lei particolarmente sgradite.
Il vecchio esorcista, mezzo assonnato, venne nel cuore della notte con il suo bagaglio di fede avvizzita e la barba incolta. Per mia madre quei radi e ispidi peli sul volto erano segno di notti insonni sacrificate al bene del prossimo e prova di sicura e incontestabile esperienza.
Il vecchio prete si sedette al mio fianco guardandomi con aria di sfida. “Padre” gli dissi “ le posso fare una domanda? Sa, è una semplice curiosità…” Lui, sorpreso, mi fece un cenno affermativo e io gli sussurrai il quesito all’orecchio. Fuggì via senza nulla dire dimenticandosi, persino, di raccogliere dalle generose mani di mia madre la giusta ricompensa per il suo lavoro di integerrimo guaritore d’anime.
Due giorni dopo seppi che il vecchio esorcista si era suicidato impiccandosi alla grande croce sulla cima del campanile; aveva lasciato un biglietto che, più o meno, diceva così “Volo in Cielo dal mio Dio perché voglio chiedergli se nel suo essere Onnipotente può fare in modo di non essere Onnipotente. Perdonatemi e non rammaricatevi troppo, in fondo, la mia è una semplice curiosità…”.
Guardai nel portafoglio e, in quel preciso istante, mi convinsi che, se il vecchio esorcista mi fosse apparso in sogno per dar soddisfazione alla mia domanda, io, senza farlo parlare, gli avrei detto: “ Padre, la prego, mi dia quattro numeri da giocare al lotto….”
Lui, probabilmente, sarebbe fuggito ancora, ma, stavolta, non avrebbe avuto la possibilità di suicidarsi una seconda volta… Abbandonai ogni velleità di facili guadagni mentre la lancetta dei secondi dell’orologio appeso alla parete della cucina trafiggeva gli ultimi istanti di quella strana notte.
Mancavano poche ore alla partenza. L’urlo disperato di una sirena spezzò il silenzio della notte. La luce bluastra di un lampeggiante creava nella mia stanza un’ atmosfera da discoteca.
Accesi la musica e mi misi a ballare. Poi, visto che il frastuono in strada superava di gran lunga quello prodotto dalle casse del mio stereo, decisi di aprire la finestra e di guardare di sotto; un violento getto d’acqua mi colpì al volto scaraventandomi a terra.
Un grido di giubilo seguito da un fragoroso applauso riempì la strada sottostante per l’impresa di un gruppo di zelanti pompieri. Sentivo discutere mia madre e, ancora stordito dal duro colpo subito, sbirciai attraverso la fessura semiaperta della mia porta. Sull’uscio mia madre stava discutendo con un vigile del fuoco. Capii ogni cosa.
Alcuni vicini avevano avvertito il 115 che dalla finestra della mia camera si stavano sviluppando nere e dense nuvole di fumo. Devo smettere di pensare così intensamente, fu la prima cosa che mi venne in mente.
Mia madre, come tutte le madri, sa ben riconoscere il fumo dei pensieri del proprio figlio e, scusandosi per l’inconveniente, promise al diligente pompiere che avrebbe seguito il suo consiglio; quello di farmi innestare tra le scapole un piccolo sistema di allarme antincendio.
Dopo avermi strappato dalla bocca la rassicurante promessa di starmene buono nella mia stanza senza combinare altri disastri pensò bene di tornarsene a dormire.
Non volevo che i miei pensieri tornassero a prendere fuoco e non potevo neanche permettere che facessero un solo filo di fumo; i pompieri non intervengono mica gratuitamente. Ripensando al gelido getto dell’idrante mi convinsi che, per evitare danni, avrei potuto inumidire leggermente i miei pensieri con un po’ d’acqua ed evitare che cominciassero a scaldarsi .
L’acqua, a contatto con il calore della mia mente, s’intiepidiva regalandomi una sensazione di dolce benessere; sciolsi i ghiacciai dei miei dubbi per annegare in quel caldo mare di riflessioni ribollenti. Mi addormentai e, un’ora dopo, mi risvegliai di soprassalto. L’idraulico del pronto intervento stava avvolgendo uno spesso filo di canapa attorno alla mia testa.
Disse, anche, che certi tubi erano pieni di calcare e dovevano essere assolutamente sostituiti. Mia madre pensava di fare un unico lavoro : tubi e sistema di allarme antincendio assieme. La casa era allagata e le scatole di cartone galleggiavano come fragili barche sul mare di Genova.
Era furiosa e, con la schiena curva, stava tentando di raccogliere l’acqua. Anche l’idraulico, come i pompieri, si fece pagare, e non poco davvero. In preda a un curioso e amorevole istinto scesi dal letto per aiutarla.
Mancava un’ora alla partenza e i miei pensieri si fecero sempre più irrequieti. La corrente elettrica mi scese veloce dalla mente fino alla punta dei piedi e appena toccata l’acqua, un botto tremendo. Corto circuito e black out generale.
Rimasi con i fili scoperti fino all’arrivo dell’elettricista opportunamente chiamato da mia madre. Poverina, aveva davvero rischiato di lasciarci la pelle e, tutto, per colpa mia e dei miei pensieri che non ne volevano sapere di lasciarmi andare.
Naturalmente, dopo un adeguato esborso, l’elettricista consigliò a mia madre di regalarmi un bel salvavita a norma, da innestarmi che so… in fondo alla schiena. Sarebbe stato meno vistoso e il mio aspetto fisico non ne sarebbe stato grandemente danneggiato. Mia madre disse al signore dalla tuta blu che, vista l’imminenza della partenza, avrebbe fatto tutto in una sola volta : sistema di allarme antincendio, tubi e salvavita; e poi, così facendo, avrebbe risparmiato sulle spese.
L’ora era scoccata. Mi stavo lasciando alle spalle il passato. Sorrisi perché il timore di un futuro incerto si stava lentamente dissipando. Non potevo avere paura perché, in fondo, un giorno molto prossimo sarei diventato ciò che avevo sempre sognato di essere : un uomo bionico. E tutto grazie ai miei tristi pensieri.

venerdì, luglio 29, 2005

Agonia

E' bastato solo un momento, quell'infinito attimo che spalanca le porte al sonno e che di morte apparente ti veste; in quell'attimo ho percepito la grottesca assurdità di quell'irresistibile istinto da predatore di parole e di cui sono rimasto, mio malgrado, e per quel solo maledetto istante, inerme ostaggio....



Agonia


Anche la mia Morte
a un angolo di muro
puttana sorride
alla vita degli altri ;

e sotto il lampione
al quale
uomo randagio s’impicca
io,
immortale moribondo,
in gelosa agonia
rimango…..

mercoledì, luglio 20, 2005

Inseguimento a oltranza

L'inseguimento è ripreso, malgrado questa maledetta voglia di non far nulla, l'inseguitore ha ricominciato a cacciare la preda; sapevo che prima o poi sarebbe successo e che l'annoiata inattività sarebbe caduta sotto i colpi d'ariete di quelle caricature d'Uomini che a forza vogliono imbrattare le pagine del mio ancora stitico romanzo.
Ci vorrà tempo per partorirlo completamente ma stavolta ho negato alla natura di fare il suo normale corso e ricorrerò a un parto cesareo imponendomi la data dell'intervento : 24 Novembre 2005; entro questa data anche l'ultimo punto dovrà essere posto a chiusura di quella che sarà la pagina che mi regalerà o la vittoria o la definitiva sconfitta.
Anch'io ho la mia preda :un contratto con l'Einaudi. E' il chiodo fisso che mi perseguita dai tempi in cui leggevo Cesare Pavese e voi che siete lettori di cultura capirete bene il perchè.....
Ho delle ambizioni da nutrire ma sono anche ben conscio del fatto che non ci sarà nessuno pronto ad accogliermi a braccia aperte e a dirmi "Prego, si accomodi, lei è il benvenuto"; girerò chissà per quanto tempo con quel manoscritto sotto il braccio, bussando di porta in porta e ammiccando un sorriso tanto per rendermi simpatico al primo incontro.
Ma se mi stringeranno la mano, e non per salutarmi e dirmi "a non più rivederci", sarà perchè la mia ambizione si è trasformata in passione travolgente, in una devastante eruzione capace di sconvolgere anche il loro naturale bioritmo e di colpirli dritti al cuore; altrimenti preferisco rimanere un fantasma quale già sono ché l'adulazione e l'ipocrisia non mi sono mai piaciute.
Poco ho da dire sul mio romanzo anche se so già come andrà finire e quale sarà la sorte di quell'uomo imprigionato nell'intercapedine di una vita beffarda e presuntuosa ma pur straordinariamente degna di essere vissuta fino all'ultimo respiro.
Attorno al prigioniero ballano scomposti e tristemente ridicoli i personaggi di una malsana Commedia dell'Arte carnivori e suicidi per un intreccio di avvenimenti che ripercorreranno un inedito sentiero di umane emozioni contaminate dagli incubi di un uomo braccato dal suo stesso Passato.
Sapremo,alla fine, rifugiarci sulla tanto sospirata casa sull'albero?